Ogni mattina
Dal mio letto, ogni mattina,
la luce filtra, sempre uguale,
una lama sottile che taglia il buio
senza mai ferire.
Il soffitto bianco, complice muto,
ascolta i miei pensieri che non
cambiano,
le stesse domande, le stesse
risposte,
che si rincorrono senza fretta.
La finestra, cornice di un mondo
fermo,
mostra il solito cielo,
quel blu che non osa variare,
quel silenzio che sa di abitudine
uguale.
La lampada, diva decadente,
si atteggia a luna piena,
mentre il termosifone, filosofo
stanco,
borbotta teorie sul senso del
calcare.
La sedia, il muro, il quadro storto,
testimoni fedeli di giorni uguali,
come fotocopie d’anima
che nessuno ha mai pensato,
e neppure sognato.
E dentro me, ogni mattina,
le stesse emozioni si svegliano
piano:
una nostalgia che non ha nome,
un’attesa che non sa cosa e chi
aspettare.
E io, spettatore e protagonista,
mi sveglio nel solito atto,
con i pensieri che fanno la fila
per dire le stesse battute di ieri.
Ma c’è qualcosa di surreale,
in questa routine che non cambia:
è il teatro dell’assurdo,
e io ho un posto in prima fila.
Ogni mattina testo di MauroZani
